Dal personal branding all’animal branding

Un nuovo concetto che si sta sviluppando all’interno dell’universo legato al personal branding è quello che potremmo definire di “animal branding”.

L’animal branding è un trend sempre più frequente che le aziende utilizzano per “umanizzare” maggiormente il proprio brand legandolo a figure animali. Anche se il termine “umanizzare” può risultare leggermente inadatto, dobbiamo interpretarlo in un’ottica di avvicinamento del brand al cliente. Si usano gli animali per dare un tono più confidenziale alla comunicazione, se vogliamo per rendere più “simpatico” ed accessibile il proprio marchio.

Reali o immaginari che siano, gli animali riescono sempre a creare una corsia preferenziale a livello comunicativo, favorendo la trasmissione del messaggio.

Un processo che lavora molto sugli stereotipi. Un cane da tartufo diventa perfetto per un concetto di ricerca, un topo è il miglior intenditore in fatto di formaggi, una gallina con le sue uova è parte essenziale nella produzione di merendine e biscotti. Proprio questa stretta connessione con lo stereotipo rende però delicato l’uso dell’animal branding. Sbagliare creatura potrebbe danneggiare seriamente la vostra reputazione.

Va quindi stabilita una strategia che comprenda anche la scelta dei canali di comunicazioni più adatti. L’animal branding punta tutto sull’emozione visiva. Ecco quindi che diventa fondamentale l’utilizzo di immagini e video.

Vediamo alcuni esempi.

Segugio.it è una società che, confrontando i prodotti di banche, compagnie di assicurazioni, istituti di credito e finanziarie, aiuta il cliente ad individuare l’offerta migliore. La strategia di animal branding utilizzata si riconduce ad un cane (un segugio per l’appunto) dall’olfatto infallibile.


Parmareggio non ha bisogno di presentazioni. I produttori del buonissimo formaggio modenese, puntano su una comunicazione incentrata sulle vicende di una famiglia di simpatici topolini visti, secondo lo stereotipo più comune, come gli intenditori per eccellenza in fatto di formaggio. Attenzione! I topolini sono quelli bianchi. Quelli che piacciono e che fanno tenerezza. Non quelli grigi o marroni che nessuno vorrebbe associare ad un cibo.


Mulino Bianco. Anche qui la presentazione del brand è piuttosto inutile. Mulino Bianco, del gruppo Barilla, oltre che puntare forte su un testimonial di prestigio come Antonio Banderas, ha lentamente costruito un personaggio altrettanto importante: la gallina Rosita. Il buon Banderas vi si rivolge per ottenere consigli, giudizi, confidenze. Rosita è la vera esperta del Mulino ed il suo giudizio decreta spesso il successo di un nuovo prodotto. In questo caso gli stereotipi attivati sono legati alle materie prime. Una gallina con le sue uova fresche è sempre sinonimo di genuinità.


Ci sono, infine, compagnie che utilizzando l’animal branding rompendo la connessione con gli stereotipi di cui sopra. Virgorsol ha recentemente associato al proprio brand la figura di un koala. Scelta bizzarra (il koala nella nostra cultura non ha particolari richiami concettuali) ma proprio per questo interessante. La sua presenza garantisce una maggiore forza allo spot, rendendo simpatico persino qualcuno in grado di spezzare il cuore ad un marito premuroso.

E tu hai mai pensato a quale animale potrebbe rappresentare il tuo personal brand?

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