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Lo sviluppo di un “marchio personale” (personal brand) deve aiutarci a far emergere le nostre competenze, la nostra unicità all’interno di un mercato costituito e sempre più affollato. Ed è proprio grazie a questa “popolosità” che dobbbiamo affermare la nostra singolarità ed i benefici che chi ci sta cercando troverebbe nello sceglierci.
“L’ottimismo è il profumo della vita”, diceva il grande Tonino Guerra. tuttavia, qualche volta, l’ottimismo si può rivelare un pessimo alleato nel raggiungimento dei tuoi obiettivi. Per capire cosa intendo scopriamo insieme il paradosso di Stockdale.
Secondo Gregory Bateson, l’umorismo è di fondamentale importanza perché fornisce alle persone un indizio indiretto sulla visione della vita che hanno o potrebbero avere in comune con te. Crea un ponte, una connessione. Apre un canale di comunicazione formidabile per costruire relazioni. Ecco 5 buoni motivi per portare dell’umorismo nel tuo personal branding.
Nel personal branding la creazione di contenuti di valore è attività centrale. Se, come me, prediligi la pubblicazione di post ed articoli, non devi mai dimenticare che scrivere in maniera chiara ed immediata è assolutamente indispensabile per far “arrivare” la tua competenza ed il tuo sapere. È l’unico modo per sperare di far arrivare a destinazione il tuo messaggio.
Il personal branding non va in vacanza. Anche in estate, puoi (anzi devi) continuare ad alimentare il tuo personal branding. Ecco quindi 7 consigli per fare personal branding in maniera analogica e nel più totale relax vacanziero.
Pochi giorni fa si sono chiuse le Universiadi 2019 nella mia Napoli. Come nelle Olimpiadi, anche nelle Universiadi l’atletica leggera svolge un ruolo da protagonista. Soffermandomi sulle prove di salto in alto, mi sono ricordato dell’incredibile storia di Dick Fosbury.
Ho fatto un esperimento. Trenta giorni senza social. Niente Facebook, LinkedIn, Instagram e Twitter. Trenta giorni privi di post, commenti, interazioni e like.
Ecco come è andata.