Un piano B per cambiare lavoro

Un piano B per evitare che un cambio di lavoro sia un salto nel buio

Ognuno di noi, in un determinato momento della vita, arriva ad un punto dove avverte la necessità di fare un bilancio della propria esistenza. No, non mi sto riferendo alla crisi di mezza età (cui mi sento decisamente prossimo), ma ad un periodo che oserei definire di rivisitazione professionale.

si può dare di più

Molti si ritengono soddisfatti, altri decisamente delusi. Alcuni, invece, come cantava il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi, sentono di poter “dare di più”.
Avvertono dentro di sé una sorta di frustrazione perché l’impiego che svolgono, anche se di responsabilità e ben retribuito, sembra essere lontano anni luce da ciò che realmente vorrebbero fare. Come affrontare questa situazione? Che passi fare se si decide di voler cambiare lavoro? Ancora una volta il personal branding e la sua disciplina ci viene in aiuto.

Se prendiamo in prestito la gerarchia piramidale dei bisogni di Abraham Maslow (Motivazione e personalità, 1954), noteremo come non siamo altro che giunti al vertice della nostra esistenza. Un punto dove la ricerca dell’auto realizzazione è necessaria.

piano b piramide maslow

un piano b in 4 atti

Quando giungi a questo livello, non si può mollare il proprio lavoro di punto in bianco, improvvisando un percorso verso la realizzazione dei propri sogni. Diventa fondamentale munirsi di un vero e proprio piano B. Un’ancora di salvezza, un paracadute che può aiutarti a preparare al meglio questa importante trasformazione.

Guillem Recolons, esperto internazionale di personal branding, individua 4 momenti salienti nella redazione di questa strategia alternativa.

1. Autodiagnosi

E’ il momento della riflessione. Bisogna individuare tutte quelle componenti che non ti soddisfano nell’attuale lavoro. Gli elementi possono essere molteplici. Dalla routine alla scarsa crescita professionale fino all’affiorare di contrasti con la dirigenza o con la mission aziendale.

2. Visione

Una volta identificato ciò che non ti piace, focalizzati sulle motivazioni che ti spingono verso il tuo lavoro ideale, verso la tua visione. Queste possono essere ricondotte ad un semplice sogno nel cassetto, alla volontà di lasciare un’eredità concreta (non solo economica, ma soprattutto professionale). Possono rifarsi ad una necessità che il mercato attuale pare non aver ancora soddisfatto, oppure, semplicemente, ricondursi alla passione di una vita. A quello che veramente ti piace fare. Senza dubbio l’arma più potente in nostro possesso per indirizzare la tua scelta.

3. Progettazione

La parte emozionale lascia il passo a quella strategica. Non può esserci un piano B degno di questo nome senza un’idea imprenditoriale strutturata. In una sorta di business plan, devi tener ben chiari gli obiettivi, il posizionamento, la comunicazione ed il valore aggiunto della tua proposta. Quest’ultimo parametro, in un mercato già saturo, può risultare determinante.

La tua proposta di valore può interessare vari aspetti. Puoi distinguerti per un servizio particolarmente innovativo (sia in termini di caratteristiche che di design) o di estrema qualità, consolidato dalla tua esperienza e reputazione. Puoi puntare deciso sulla personalizzazione della tua offerta in base alle esigenze del cliente, oppure concentrarti su elementi che facilitino la vita dello stesso come la riduzione dei costi, dei rischi e dei tempi di attesa.

L’ideale sarebbe elaborare una proposta di valore che combini più fattori. In questo modo sarà davvero difficile rinunciare ai tuoi servizi.

4. Implementazione

La fase finale del processo. Quella che inizia non appena finisce il precedente lavoro. Un momento delicatissimo che richiede pazienza, persistenza e creatività. Una fase di implementazione può durare anche svariati anni. Non devi avere fretta. Roma non fu creata in un giorno.

rimorsi non rimpianti

Anni addietro ho testato personalmente l’efficacia del piano B nella mia vita professionale. Lasciare un lavoro certo e ben retribuito per iniziare una nuova avventura non è cosa facile. In principio regna il timore, l’incertezza, il dubbio. Ma poi, se si crede fermamente nella propria visione, i risultati arrivano. Non è facile, ma è assai più complicato vivere in una dimensione che non ti permette di esprimere al meglio tutte le tue potenzialità. Meglio vivere di rimorsi che di rimpianti.

Osa, alimenta le tue passioni, gettati nel vuoto…ma tieni sempre saldo tra le mani il tuo piano B.

MarcoTomasone.it

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